Gesù dà fastidio. Ci si può imbottire di medicine per non fargli spazio, si può biascicare preghiere tutto il giorno per non ascoltarlo, ci si può drogare di azione per sfuggirlo, si può ridurlo ai nostri schemi tanto da renderlo irriconoscibile e fargli parlare un linguaggio da teologo, si può perfino cercare di aggiornarlo, accusarlo addirittura di bestemmia, quando il concetto che abbiamo di noi, dei nostri credo è tale da renderci refrattari alla Verità.
Gesù continua ad operare il bene: a sanare anche quando le leggi lo vietano, a dire la verità anche quando è scomoda, a parlare e a tacere quando è la “sua ora”, a non prestarsi a giochi di potere e di arrivismo, ad essere se stesso, unicamente, sempre.
Ci si può scandalizzare della sua libertà, ci si può stracciare le vesti per non riuscire a convincerlo di peccato, ma si è costretti a ricorrere all’imbroglio, alla falsa testimonianza per potere avere l’impressione di averlo nelle mani. Ed è mentire a se stessi. Ed è sentire il prezzo del suo sangue scottare fra le mani…
“Se ho parlato male mostrami dov’è il male, ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? Perché mi perseguiti?”…
“Io sono la verità, e sarai libero solo se sarai vero”. Che serve riempirsi la testa di concetti, di parole, giostrare la mente in logaritmi astrusi, se non ho la semplicità del bambino che crede alla verità perché la vede con i propri occhi innocenti, aperti alla vita e disposto a “camminare”?
È necessario che distruggiamo il tempio che abbiamo innalzato a noi stessi, il pantheon dei nostri idoli, che accettiamo di essere “errore”, analfabeti della vita per accogliere lui, la Verità che viene come “agnello” senza bisogno di agguati nella notte per legarlo.
Non vuole un processo, però, vuole un cuore disposto ad accoglierlo.
O Gesù, perdona la mia speranza di “carne”, la mia esperienza della “vita”. Io mi sono sempre presentato a te, come “scriba” che sa tutto su Dio; come “anziano” che conosce l’uomo e mi accorgo che “ho bestemmiato”!
E tu tacevi, ora come allora, attendendo paziente la “mia ora”.
Sono reo di morte, il tuo silenzio è la mia condanna. Ora sono qui ai tuoi piedi, come il discepolo davanti al maestro, come lo schiavo davanti al suo padrone e tu mi abbracci come l’amico che vuol dire tutto, che vuole dare tutto.
L’anima mia ha sete di te, come terra arida senz’acqua. Fecondami con la tua parola, tu Messia, Figlio di Dio. Io credo in te, credo che puoi distruggere e ricostruire in un attimo ed è per questo che ti dono le macerie della mia vita, frutto della mia presunzione, perché con la tua potenza “siano esaltate le ossa che hai umiliato”.
Ora non mi interessa nulla; ciò che ti si fa dire: una testimonianza può essere venduta e falsa; so che chiunque, che non viene da te, può strapparsi scandalizzato la veste.
Io credo in te e sulla tua parola, diventata mia parola; accetterò ogni sopruso, ogni calunnia, ogni diffamazione, con il tuo silenzio, con la tua sofferenza, per la tua Chiesa, per tutti quelli che strumentalizzano la tua parola, per tutti coloro che come Pietro “stanno a vedere”, come chi non ti conosce.
Gesù, anche se per non vedere i tuoi occhi dovessi bendarli ancora, anche se dovessi sputarti addosso e schiaffeggiarti, “fa’ il profeta”, denuncia la mia miseria, dichiarami sempre il tuo amore.
Padre Fiorenzo Viviani
Fiorenzo Viviani, Camminando con Gesù, Padova 1982, p. 20-22
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"Padre, fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo ha redenti a prezzo del suo sangue, e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli".
(Dal Breviario della Chiesa Cattolica)