martedì 3 aprile 2012

La flagellazione e la coronazione di spine

“Lo schernivano”
(Mt 27,29)

Gerard van Honthorst, The Mocking of Christ, circa 1617-1620

“Non trovo in lui nessun motivo di condanna” ed intanto lo abbandona ad una soldataglia scatenata che trova in Gesù lo sfogo di istinti sanguinari, odi repressi, zimbello di bassezze e di crudeltà.
Il flagello batte e ribatte sulla vittima con la violenza dell’odio e del sarcasmo e le spine di una corona da burla spillano sangue e dolore. Sembra una farsa ed è una tragedia. Non è un pagliaccio dal manto purpureo; è il figlio di Dio che scrive con la sua umiliazione il suo amore per me. È l’onnipotente che si fa impotenza, è l’innocente che si fa colpa per indicarmi le vie dell’amore e della misericordia.
Tanto amore, per chi ha offeso, può sembrare pazzia all’Erode che c’è in me, che chiamo amore la passione e uso le carezze lascive e non i flagelli. E non serve nascondere le lettere rosse di un amore martoriato, sotto “una veste splendente” per non leggere più e sentirmi a posto. Il sangue è sangue e a poco a poco farà affiorare le sue parole immortali.
La condanna c’è, nell’impotenza ad amare, nel fallimento d’amore, in un infinito bisogno d’affetti surrogato in uno sfogo occasionale, prostituivo, egoistico, avvilente.
Amare è donarsi, senza cercare nulla, oltre gli schemi della carne e del sangue, oltre le refrattarietà della passioni, ed ha un suo cammino segnato dai flagelli dell’incomprensione, del sarcasmo, della solitudine, del fallimento dell’impopolarità; ha le sue effusioni di sangue per un dono continuo totale di sé.
“Ecco l’uomo”. Quelle mani legate sono le più libere per un abbraccio universale.
E una verifica ed un invito per un lungo cammino.

O Gesù, questa tua nudità, scritta di sangue, è una condanna per me. Ho creduto di cantare l’amore offrendo il mio corpo in una danza frenetica, ebbro di forza, di muscoli, di passione o mi sono rifugiato a rivestirmi di un lutto morboso e dissacrante, quasi re vittorioso di ogni tabù o virtuoso becchino.
Ora guardo il tuo corpo libero, splendido, offerto ad amplessi casti e totali per “nozze di sangue”. La tua corona è davvero un diadema, il tuo straccio un manto regale, quella canna uno scettro.
Tu sei l’Uomo, tu sei l’Amore.
Esci senza colpa da un’orgia di colpe e misfatti, dall’abisso dell’egoismo e della sfrenatezza. A fronte alta con il tuo messaggio di purezza e di bontà scritto nelle tue membra e nei tuoi occhi purissimi.
Guardami, Gesù, e nascondimi nelle tue piaghe.
Ho un infinito bisogno d’amore e muoio di sete. Ho voluto leggere maestri blasfemi; ho battuto sentieri di ebbrezza e di morte; ora, voglio solo questo tuo libro eloquente di amore virile, forte, totale, vero.
Il flagello dei pagani si abbatterà sulla mia carne fino a “contare le mie ossa”, si burleranno di me e mi sputeranno in faccia ed io stesso sarò tentato di pietà fino a cercare lascivie come l’assetato pozzanghere… Vieni tu, con il libro del tuo portamento regale, ad indicarmi la via del cammino di sé, per una donazione che abbia tutti i carismi dell’amore, senza egoismi, senza parzialità, senza rimorsi, nella luce, nel fuoco di una ebbrezza che se passa per la carne è per sublimarla ad amplessi celestiali eterni.
Ho paura del dolore, Gesù, ma voglio l’Amore!

Padre Fiorenzo Viviani

Fiorenzo Viviani, Camminando con Gesù, Padova 1982, p. 28-30

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"Padre, fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo ha redenti a prezzo del suo sangue, e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli".
(Dal Breviario della Chiesa Cattolica)

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