“Lo schernivano”
(Mt 27,29)
Gerard van Honthorst, The Mocking of Christ, circa 1617-1620 |
“Non trovo in lui nessun motivo di condanna” ed intanto lo abbandona ad una soldataglia scatenata che trova in Gesù lo sfogo di istinti sanguinari, odi repressi, zimbello di bassezze e di crudeltà.
Il flagello batte e ribatte sulla vittima con la violenza dell’odio e del sarcasmo e le spine di una corona da burla spillano sangue e dolore. Sembra una farsa ed è una tragedia. Non è un pagliaccio dal manto purpureo; è il figlio di Dio che scrive con la sua umiliazione il suo amore per me. È l’onnipotente che si fa impotenza, è l’innocente che si fa colpa per indicarmi le vie dell’amore e della misericordia.
Tanto amore, per chi ha offeso, può sembrare pazzia all’Erode che c’è in me, che chiamo amore la passione e uso le carezze lascive e non i flagelli. E non serve nascondere le lettere rosse di un amore martoriato, sotto “una veste splendente” per non leggere più e sentirmi a posto. Il sangue è sangue e a poco a poco farà affiorare le sue parole immortali.
La condanna c’è, nell’impotenza ad amare, nel fallimento d’amore, in un infinito bisogno d’affetti surrogato in uno sfogo occasionale, prostituivo, egoistico, avvilente.
Amare è donarsi, senza cercare nulla, oltre gli schemi della carne e del sangue, oltre le refrattarietà della passioni, ed ha un suo cammino segnato dai flagelli dell’incomprensione, del sarcasmo, della solitudine, del fallimento dell’impopolarità; ha le sue effusioni di sangue per un dono continuo totale di sé.
“Ecco l’uomo”. Quelle mani legate sono le più libere per un abbraccio universale.
E una verifica ed un invito per un lungo cammino.
O Gesù, questa tua nudità, scritta di sangue, è una condanna per me. Ho creduto di cantare l’amore offrendo il mio corpo in una danza frenetica, ebbro di forza, di muscoli, di passione o mi sono rifugiato a rivestirmi di un lutto morboso e dissacrante, quasi re vittorioso di ogni tabù o virtuoso becchino.
Ora guardo il tuo corpo libero, splendido, offerto ad amplessi casti e totali per “nozze di sangue”. La tua corona è davvero un diadema, il tuo straccio un manto regale, quella canna uno scettro.
Tu sei l’Uomo, tu sei l’Amore.
Esci senza colpa da un’orgia di colpe e misfatti, dall’abisso dell’egoismo e della sfrenatezza. A fronte alta con il tuo messaggio di purezza e di bontà scritto nelle tue membra e nei tuoi occhi purissimi.
Guardami, Gesù, e nascondimi nelle tue piaghe.
Ho un infinito bisogno d’amore e muoio di sete. Ho voluto leggere maestri blasfemi; ho battuto sentieri di ebbrezza e di morte; ora, voglio solo questo tuo libro eloquente di amore virile, forte, totale, vero.
Il flagello dei pagani si abbatterà sulla mia carne fino a “contare le mie ossa”, si burleranno di me e mi sputeranno in faccia ed io stesso sarò tentato di pietà fino a cercare lascivie come l’assetato pozzanghere… Vieni tu, con il libro del tuo portamento regale, ad indicarmi la via del cammino di sé, per una donazione che abbia tutti i carismi dell’amore, senza egoismi, senza parzialità, senza rimorsi, nella luce, nel fuoco di una ebbrezza che se passa per la carne è per sublimarla ad amplessi celestiali eterni.
Ho paura del dolore, Gesù, ma voglio l’Amore!
Padre Fiorenzo Viviani
Fiorenzo Viviani, Camminando con Gesù, Padova 1982, p. 28-30
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"Padre, fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo ha redenti a prezzo del suo sangue, e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli".
(Dal Breviario della Chiesa Cattolica)